Com'è fragrante l'alba

Nottambuli in fila, alle prime luci del giorno li guida il profumo delle brioches calde
di Nicola Nenci

È (anche) locale notturno, anche se in fondo non lo è. È ritrovo di centinaia di giovani e meno giovani, anche se non c’è musica. È il locale che chiude più tardi (o più… presto, dipende) ma non ci sono cubiste. Sicuramente, è il posto più trasversale della notte comasca. Si chiama «Il Forno», e il nome non nasconde nessun segreto o nessuna fantasia: è una panetteria. Ed è diventato, da due anni a questa parte, l’ultima tappa de reduci dalle nottate di ogni tipo. In fondo, quello che si è ritagliato questo locale in Borgovico, è il ruolo storico che ogni stagione ha avuto diversi protagonisti. Soprattutto nei luoghi più famosi, le capitali del divertimento, i litorali da sballo o le metropoli tentacolari.

Il fascino della brioche calda (ma ognuno poi trangugia quello che vuole) all’alba, prima di andare a dormire, ha sempre avuto un fascino particolare. Chiudere la notte tra i profumi di brioche appena sfornata, mentre albeggia, è stato un cult raccontato a centinaia di film, libri e canzoni. Oddio, in una città come Como, ci si è sempre dovuti arrangiare perchè, intendiamoci, la fame del dopo discoteca è una reazione chimica di proporzioni eclatanti. Altro che digiuni di guerra. Il buco nello stomaco è forte, e così scattava il «porta a porta» del retrobottega, a caccia del benefattore che ti mollava la brioche appena sfornata.

La mappa dei forni aperti di notte (non nel senso che lavoravano, quello è logico, ma nel senso di accoglienza per i nottambuli) è ricca di nomi mitici, da Melillo, al Vago, al Beretta, a un famoso panificio di Colonno, pit stop obbligato dai reduci delle disco d’alto lago. Ma «Il Forno» ha fatto uno step ulteriore. Ha deciso di aprire il negozio a mezzanotte e chiuderlo a mezzogiorno, ora più ora meno. Basta timidi toc toc ai porticini di legno del fornaio tutto infarinato (che ti mandava pure a quel paese con lo sguardo, visto che tu eri bello arzillo e lui aveva già due balle così).

Qui si entra dalla porta, dlin-dlon, e si ordina alla cassa. Dietro, o davanti a te, una fila da derby Inter-Milan. Dove si raccontano aneddoti, curiosità, gossip e pruriti dai locali di tutto il circondario. Gli abitanti dei palazzi vicini, a occhio e croce, non sono felici. Ma tant’è.

Roberto Lo Fiego, origini calabresi ma naturalizzato comasco, ha dimostrato con i fatti cosa vuol dire un’idea brillante. Da città turistica.